La collezione di armi e cimeli militari posseduta dalla Fondazione “Ettore Pomarici  Santomasi” di Gravina può essere divisa in tre differenti nuclei omogenei considerandone la cronologia o la diversa provenienza. Allo stato della conoscenza non ci è dato di sapere le singole proprietà degli insiemi, anche se nei confronti con situazioni storiche conosciute si possono fare ipotesi molto vicine alla realtà.

Il nucleo più antico, e più importante, è costituito da armi e divise borboniche databili tra il 1832 ed il 1850. Si tratta di una montura completa per la Guardia d’Onore, di uno Shakot di fanteria di linea nonché di una serie di armi bianche e da fuoco ascrivibili a fabbriche del Regno delle Due Sicilie. La presenza di materiale della Guardia d’Onore, corpo volontario con funzioni di scorta e di polizia aperto a rappresentanti della nobiltà e dell’alta borghesia, porta ad ipotizzare, vista l’estrazione sociale della famiglia Pomarici  Santomasi, la proprietà dell’intero nucleo ad uno dei suoi membri.

Eguale, seppur differente politicamente, discorso può essere fatto per le armi e divise italiane comprese nell’arco cronologico tra il 1860 e la fine del secolo. Si passa ad un importante guidoncino della Guardia Nazionale unito ad una daga da sottufficiale marcato “Battaglione di Gravina” a ben due divise complete e numerosi berretti o Kepy ; tutti i pezzi sono per misure e cronologia ascrivibili a non più di due persone ed anche qui viene facile pensare a membri della famiglia arruolatisi nella Guardia  Nazionale e nel Regio Esercito: le stesse armi completano e concorrono ad avvalorare tale ipotesi.

Le armi da caccia nel loro numero e diversità illustrano con completezza sia le varie differenziazioni di questo sport, sia le fabbriche regnicole, quanto non della stessa Gravina, che producevano o riattivavano fucili su precise specifiche della com
mittenza. Anche qui si passa da importanti esempi di alto valore storico e venale a più consueti esemplari destinati ad un mercato più vasto e con minori possibilità economiche.

Per quanto concerne i cimeli della 1a Guerra Mondiale la loro provenienza è certamente più varia e dovuta a varie donazioni al Museo da parte di singoli detentori e collezionisti, quest’ultima sezione, grazie anche al cospicuo numero di pezzi ceduti dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici Artistici e Storici della Puglia, illustra, nella quasi totalità, armi italiane ed austriache utilizzate negli anni 1915 - 1918.